Il Dipartimento Storico "DUE SICILIE”, nato in seno all'Ass. Culturale "Esperide",
si prefigge una rivisitazione del grande patrimonio storico-culturale del Mezzogiorno d'Italia.
Un viaggio alla riscoperta della memoria dal 1130 al 1860, con particolare interesse al periodo florido
che vede la Real Casa di Borbone sul trono delle Due Sicilie.

COMUNICAZIONI

Sono aperte le iscrizioni per l'anno 2011/12. La quota associativa è di €20,00. Ad ogni iscritto sarà consegnato il libro "Savoia e il massacro del Sud" di Antonio Ciano. I soci, si riuniscono ogni primo Martedì del mese (h: 18,00), decidendo in quella sede incontri straordinari.

giovedì 3 luglio 2008

Ma la Calabria, è Italia...?

Articolo del Direttore responsabile della rivista Gente, dott. Pino Aprile del 04/11/2005: "L'Italia è con voi" ha detto il presidente Ciampi al governatore della Calabria, Loiero, dopo l'assassinio del vice-presidente della regione Fortugno. Non è vero! Ciampi è con i calabresi, solo fisicamente ai funerali. Ma l'Italia? ...23 omidici in 14 mesi solo nella Locride, nessun colpevole. Non c'è appalto che sia discusso dai padrini... se lo stato vuole, fa (come si è visto per il contrabbando). Se la Calabria è lasciato in mano alla malavita non è per i calabresi, ma perchè sono lasciati soli. In Calabria, sino all'Unità, c'erano le acciaierie più grandi d'Italia, che importavano operai da Brescia e ingegneri dall'Inghilterra. Gli stabilimenti furono chiusi di forza e venduti come ferrovecchio (e non per modo di dire) dal nuovo governo di Torino. L'invasione del Regno delle Due Sicilie fu compiuta con stragi mai registrate nei libri di storia: ci furono decine di Marzabotto; campi di concentramento dove si moriva come mosche; per le truppe piemontesi e le formazioni sempre meno borboniche e sempre più brigantesche, lo stupro era quasi un diritto. Molti unitari idealisti, alla vista dello scempio si pentirono (Garibaldi compreso)... Dal saccheggio e da quei massacri, il Meridione stentò e spesso ancora stenta a risollevarsi: un ritardo imposto e accumulato. Per i calabresi, e non solo, l'alternativa fu: o brigante o emigrante. Chi poteva se ne andò e spesso restarono i peggiori. "Questa è l'Italia che sta con la Calabria" sembra una bestemmia, caro presidente, verrebbe da dire: meglio soli!

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